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PROFUMO – STORIA DI UN ASSASSINO
(PERFUME: THE STORY OF A MURDERER)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 10 ottobre 2006
 
di Tom Tykwer, con Ben Whishaw, Dustin Hoffman, Alan Rickman, Rachel Hurd-Wood, Karoline Herfuth, John Hurt (Germania, 2006)
 

Ci avevano provato, scusate se è poco, Stanley Kubrick, Martin Scorsese, Milos Forman, Tim Burton e Ridley Scott, ma inutilmente. E' dire che è sempre stata grandissima la tentazione di portare sullo schermo il favoloso bestseller del 1985 di Patrick Süsskind. Di riuscire l'impossibile scommessa della traduzione in immagini di quel sentimento misto di fascinazione e repulsione impresso per sempre nella memoria di 15 milioni di lettori, le vicissitudini stupefacenti ed atroci di Jean-Baptiste Grenouille che, nel XVIII secolo, scopri di possedere un senso olfattivo cosi straordinario da essere eletto a filosofia di vita. Ci è riuscito, avendo il coraggio di osare, arrischiando nel kitsch la fedeltà al dettaglio realistico come quella al delirio fantastico che era del romanzo, un tedesco; Tom Tykwer, rivelato nel 1998 dal curioso LOLA CORRE.


Certo, gli odori sono (ancora) vietati allo schermo: ma non lo sono in maniera altrettanto impalpabile sulle pagine di un libro? Interrogativo dall'impossibile risposta, che solo può risolve il potere di una scelta registica originale e creativa. Riuscire a materializzare (ed a significare allegoricamente) con delle immagini, delle musiche, dei primissimi piani, appunto olfattivi, degli accostamenti di montaggio, la fragranza umida di una prateria, il profumo che esala l'alambicco nell'uso più strambo, la sensazione quasi tattile di attrazione, o di ripugnanza, nei confronti dell'epidermide viva come della materia in via di decomposizione. Ma, ancora: come può contare, un protagonista della specie di questo determinato, assolutamente amorale serial-killer, sulla minima probabilità di comprensione, se non proprio di identificazione da parte dello spettatore? Solo alla condizione di far passare la propria follia omicida per il tentativo disperato di ovviare alla propria solitudine di eterno rinnegato; per il progetto folle, ma ai confini eventualmente poetici del soprannaturale, di fondersi finalmente al prossimo, sublimandone (o, ahimé, distillandone) l'essenza.


Per certi versi di nerbo spregiudicato e visionario, per altri di una maniera ambigua ed ingombrante (l'infilata lunghetta degli omicidi e, in genere, l'ambientazione storica), il successo di questo PROFUMO filmico è quello di una Germania che ha voltato il secolo. E che, dai tuffi nell'orrido agli aneliti di purezza che si alternano nel film, alla straordinaria sequenza finale, con il mostro destinato al patibolo fattosi arcangelo ad uso e consumo di una moltitudine che muta il proprio odio in un gigantesco festino orgiastico, rivive certi fantasmi sui quali è sempre utile interrogarci.


   Il film in Internet (Google)

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